LINA KOSTENKO
la famosa poetessa e scrittrice ucraina
a cura di Yaryna Moroz Sarno
Lina Kostenko (nata 19 marzo 1930, Rzhyshchiv), è la poetessa e scrittrice ucraina, che ha contribuito al rinnovamento radicale della letteratura ucraina sul piano concettuale e formale: la sua poesia varia da una strofa classica al verso libero, dal monumentalità delle opere storiche al minimalismo delle strutture poetiche "dissolte", come in Inkrustaciji (pubblicato in Vybrane "Opere scelte", 1989; trad. it. Intarsi, 1994). Con i romanzi in versi Marusja Čuraj (1979) e Berestečko (1999), ambientati nel Seicento ucraino, la scrittrice ha modernizzato il genere storico, conferendogli attualità psicologica ed estetica. E’ stata uno dei principali esponenti del gruppo di poeti ucraini che iniziarono l’attività letteraria a cavallo tra gli anni ’50 e ‘60 del secolo scorso. Le sue prime raccolte Raggi della Terra (1957) e Le vele (1958) furono subito apprezzate dai lettori e dalla critica, e il terzo volume Viaggi del cuore (1961) confermò il successo della giovane poetessa, consacrandola quale figura di spicco nella poesia ucraina. Tuttavia, a partire dal 1961, fu sempre più oggetto di denigrazione da parte delle autorità del regime, per la sua apoliticità e dissidenza.
Cresciuta in una famiglia di intellettuali segnata dalle persecuzioni staliniane, la Kostenko, dopo aver compiuto gli studi a Mosca, tornò in Ucraina alla fine degli anni Cinquanta. Dopo le prime tre raccolte di poesie (Prominnja zemli, 1957, Raggi della terra; Vitryla, 1958, Le vele; Mandrivky sercja, 1961, Viaggi del cuore) Liba Kostenko non poté pubblicare fino al 1977, quando uscì Nad berehamy vičnoji riky (Sulle rive del fiume eterno), a cui seguirono Marusja Čuraj (1979), Nepovtornist´ (1980, L'irripetibile), Sad netanučych skul´ptur (1987, Il giardino delle sculture che non si sciolgono), Korotko, jak diahnoz (1994, In breve, come una diagnosi) e Berestečko (1999).
Ha esordito con alcune raccolte di poesie nell'ambito della "generazione degli anni Sessanta" (šistdesjatnyky), un gruppo di giovani intellettuali ucraini che si opponevano al sistema totalitario.
Nel 1965 sottoscrisse una lettera di protesta contro l’arresto dei giovani intellettuali ucraini (i fratelli Goryn, Myroslava Zvarychevska, Mychaylo Osadchy et al) venne a Leopoli con il gruppo dei poeti e giornalisti a sostenerli moralmente. In seguito ad altri suoi interventi in difesa di personalità perseguitate, per lunghi anni il suo nome scomparve dalla stampa dell’Ucraina sovietica. Soltanto nel 1977, dopo una estenuante opposizione al regime, che incluse anche scioperi della fame, finalmente uscì la raccolta Sulle rive del fiume eterno e nel 1979 il romanzo storico in versi Marusia Čuraj, con tirature che arrivarono a centinaia di migliaia di copie.
Messa al bando dalle autorità sovietiche, Kostenko ha partecipato attivamente alle vicende culturali e politiche in Ucraina fino all'indipendenza (1991); poté ricominciare a pubblicare solo nel 1977, quando uscì Nad berehamy vičnoji riky ("Sulle rive del fiume eterno").
La poema drammatico Snih u Florenciji ("Neve a Firenze", 1989) è ambientato nella Firenze rinascimentale,dedicato alle questioni etiche, all'arte intesa come misura e testimonianza etica del tempo. Nel 1994 questa poema vince in Italia il Premio Petrarca.
Cresciuta in una famiglia di intellettuali segnata dalle persecuzioni staliniane, la Kostenko, dopo aver compiuto gli studi a Mosca, tornò in Ucraina alla fine degli anni Cinquanta. Dopo le prime tre raccolte di poesie (Prominnja zemli, 1957, Raggi della terra; Vitryla, 1958, Le vele; Mandrivky sercja, 1961, Viaggi del cuore) Liba Kostenko non poté pubblicare fino al 1977, quando uscì Nad berehamy vičnoji riky (Sulle rive del fiume eterno), a cui seguirono Marusja Čuraj (1979), Nepovtornist´ (1980, L'irripetibile), Sad netanučych skul´ptur (1987, Il giardino delle sculture che non si sciolgono), Korotko, jak diahnoz (1994, In breve, come una diagnosi) e Berestečko (1999).
Ha esordito con alcune raccolte di poesie nell'ambito della "generazione degli anni Sessanta" (šistdesjatnyky), un gruppo di giovani intellettuali ucraini che si opponevano al sistema totalitario.
Nel 1965 sottoscrisse una lettera di protesta contro l’arresto dei giovani intellettuali ucraini (i fratelli Goryn, Myroslava Zvarychevska, Mychaylo Osadchy et al) venne a Leopoli con il gruppo dei poeti e giornalisti a sostenerli moralmente. In seguito ad altri suoi interventi in difesa di personalità perseguitate, per lunghi anni il suo nome scomparve dalla stampa dell’Ucraina sovietica. Soltanto nel 1977, dopo una estenuante opposizione al regime, che incluse anche scioperi della fame, finalmente uscì la raccolta Sulle rive del fiume eterno e nel 1979 il romanzo storico in versi Marusia Čuraj, con tirature che arrivarono a centinaia di migliaia di copie.
Messa al bando dalle autorità sovietiche, Kostenko ha partecipato attivamente alle vicende culturali e politiche in Ucraina fino all'indipendenza (1991); poté ricominciare a pubblicare solo nel 1977, quando uscì Nad berehamy vičnoji riky ("Sulle rive del fiume eterno").
La poema drammatico Snih u Florenciji ("Neve a Firenze", 1989) è ambientato nella Firenze rinascimentale,dedicato alle questioni etiche, all'arte intesa come misura e testimonianza etica del tempo. Nel 1994 questa poema vince in Italia il Premio Petrarca.
Un'architettura complessa, in cui compaiono personaggi reali e immaginari, presentano anche nella sua poema Skifs'ka Odiseja (1989, Odissea scitica), poema-ballata brioso e ironico, ambientato nel periodo a cavallo tra il VI e il V secolo a.C., quando le antiche colonie greche del Mar Nero intrattenevano rapporti commerciali con la popolazione dei cosiddetti Scitti regi.
Con i romanzi in versi Marusja Čuraj e Berestečko la scrittrice ha modernizzato il genere storico, conferendogli attualità psicologica ed estetica. In una complessa struttura polifonica ha ricostruito il tessuto storico e psicologico del Seicento ucraino, filtrato attraverso la sensibilità dei protagonisti. In particolare, nel secondo romanzo, che ricorda la sconfitta cosacca nella battaglia di Berestečko contro i Polacchi (1651), il protagonista, l'hetman Bohdan Chmel´nyc'kyi (Chmel´nickij), una figura tragica della storia ucraina, svolge un'amara riflessione sulla sconfitta e sul difficile cammino verso la redenzione. Una delle caratteristiche principali dei romanzi storici di K. è rappresentata dalla lingua, che esplora i più svariati piani espressivi dell'ucraino antico e moderno, attualizzando il tempo storico.
La filosofia di un sacrificio 'anonimo' è presente invece nel poema drammatico Duma pro brativ neazovs'kych (1989, Duma sui fratelli non di Azov). La poesia di Lina Kostenko spazia dalla strofa classica (con rima sempre innovativa) al verso libero, dal monumentalismo delle opere storiche al minimalismo delle strutture poetiche dissolte: in particolare in Inkrustaciji (pubblicato in Vybrane, 1989, Opere scelte; trad. it. Intarsi, 1994) Lina Kostenko rompe la struttura poetica proponendo schegge di pensiero in cui ogni verso può essere letto come una singola poesia. Analisi sociopolitiche si alternano a dubbi esistenziali, in un caos generale che vede l'io al centro della storia e del tempo. Nel 1993 scrive la sceneggiatura del film Černobyl': Tryzna ("Černobyl: veglia funebre") e pubblica un altro romanzo in versi destinato a rapida diffusione: Beresteèko.
Tra le opere più recenti è il romanzo Zona vidčužennja (1999, Zona d'estraniamento), in cui la scrittrice affronta il dramma dell'era postatomica di Chornobyl, esplorando con un linguaggio innovativo il "buco nero della coscienza umana" dove "tutti sono estraniati da tutti", e il romanzo-saggio Posmertna zustrič Puškina (1998, L'incontro post-mortem di Puškin), ricostruzione di alcuni episodi della vita del poeta legati all'Ucraina.
Il romanzo storico in verse Marusja Čuraj del 1979 (pubbl. 1982, 1990) vinse il Premio Ševčenko, maggior riconoscimento del contributo nella cultura ucraina. Lina Kostenko è il professore onorario dell'Università Nazionale di Kyiv-Mohyla. Nel 2002 ha ricevuto la laurea ad honorem all'Università Nazionale di Černivci.
Con i romanzi in versi Marusja Čuraj e Berestečko la scrittrice ha modernizzato il genere storico, conferendogli attualità psicologica ed estetica. In una complessa struttura polifonica ha ricostruito il tessuto storico e psicologico del Seicento ucraino, filtrato attraverso la sensibilità dei protagonisti. In particolare, nel secondo romanzo, che ricorda la sconfitta cosacca nella battaglia di Berestečko contro i Polacchi (1651), il protagonista, l'hetman Bohdan Chmel´nyc'kyi (Chmel´nickij), una figura tragica della storia ucraina, svolge un'amara riflessione sulla sconfitta e sul difficile cammino verso la redenzione. Una delle caratteristiche principali dei romanzi storici di K. è rappresentata dalla lingua, che esplora i più svariati piani espressivi dell'ucraino antico e moderno, attualizzando il tempo storico.
La filosofia di un sacrificio 'anonimo' è presente invece nel poema drammatico Duma pro brativ neazovs'kych (1989, Duma sui fratelli non di Azov). La poesia di Lina Kostenko spazia dalla strofa classica (con rima sempre innovativa) al verso libero, dal monumentalismo delle opere storiche al minimalismo delle strutture poetiche dissolte: in particolare in Inkrustaciji (pubblicato in Vybrane, 1989, Opere scelte; trad. it. Intarsi, 1994) Lina Kostenko rompe la struttura poetica proponendo schegge di pensiero in cui ogni verso può essere letto come una singola poesia. Analisi sociopolitiche si alternano a dubbi esistenziali, in un caos generale che vede l'io al centro della storia e del tempo. Nel 1993 scrive la sceneggiatura del film Černobyl': Tryzna ("Černobyl: veglia funebre") e pubblica un altro romanzo in versi destinato a rapida diffusione: Beresteèko.
Tra le opere più recenti è il romanzo Zona vidčužennja (1999, Zona d'estraniamento), in cui la scrittrice affronta il dramma dell'era postatomica di Chornobyl, esplorando con un linguaggio innovativo il "buco nero della coscienza umana" dove "tutti sono estraniati da tutti", e il romanzo-saggio Posmertna zustrič Puškina (1998, L'incontro post-mortem di Puškin), ricostruzione di alcuni episodi della vita del poeta legati all'Ucraina.
Il romanzo storico in verse Marusja Čuraj del 1979 (pubbl. 1982, 1990) vinse il Premio Ševčenko, maggior riconoscimento del contributo nella cultura ucraina. Lina Kostenko è il professore onorario dell'Università Nazionale di Kyiv-Mohyla. Nel 2002 ha ricevuto la laurea ad honorem all'Università Nazionale di Černivci.
http://www.treccani.it/enciclopedia/lina-vasylivna-kostenko_%28Enciclopedia-Italiana%29/
https://musashop.wordpress.com/2019/03/04/lida-kostenko/
Il riso
Nella strada – lo sento dalla finestra -
Una donna e il suo riso improvviso.
Forse è triste, questa donna o, forse,
Ha solo voglia di ridere.
Io guardo i fiumi di strade scure
Le teste delle lanterne gioiose,
coperte di piccoli caschetti di latta,
e sopra il davanzale della mia finestra,
dei castagni offrono i loro bianchi fiori...
E io guardo e penso alle mie poesie.
Se sono tristi, che lo siano del tutto!
Perlomeno, che non ridano d'improvviso
Poiché la gente sincera chiude le finestre.
Steppe
Steppe verdi, né albero né campo
Steppe azzurre, né piccioni né nubi.
Un sole rosso,
lingotto ancor che brucia
voga lento in mezzo a loro.
E tu, dietro ad esso
fino a sera, giri a vuoto
non sei stanco? sosta, riverso nell’erba,
e poi ascolta, ascolta
fino a non poterne più
i fiori della steppa che, dolcemente
respirano.
Sei venuta di nuovo, mia triste musa
Sei venuta di nuovo, mia triste musa.
Non temere, sono instancabile.
Come una medusa, fluttua sul mondo l'autunno,
e le foglie umide cadono sul lastricato.
Tu sei venuta con i scaldaletti leggeri,
la mantellina appena gettata sulle spalle.
Oh, sei venuta col maltempo, da lontano,
così sola soletta nella notte!
Dove sei stata, nell'Universo o a Sparta?
A quali secoli hai brillato nella foschia?
E con quale carta inconfessabile
trovi i poeti sulla terra?
A loro detti la sorte, non i versi.
La tua fronte è nobile e luminosa.
Ci sono poeti migliori e più fortunati.
Grazie per aver scelto me.
Lina Kostenko
(Traduzione di Paolo Galvagni)
Fanno paura le parole silenziose
Fanno paura le parole silenziose,
quando a un tratto si sono celate,
quando non sai da dove cominciare,
perché tutte le hanno già usate.
Qualcuno con esse ha pianto e sofferto.
Con esse ha iniziato e finito il cammino.
Miliardi sono gli uomini e le parole,
E tu vuoi dirle, come se fossi il primo!
Tutto è ripetuto: bellezza e mostruosità.
Tutto è già stato: sentieri e viali.
Solo la poesia non si ripete mai,
e tocca le corde delle anime immortali.
Le ali
E’ vero, agli alati il suolo non serve.
Non c’è terra, ci sarà la volta celeste.
Non c’è un campo, ci sarà la libertà.
Non c’è una coppia, ci saranno le nubi.
In questo è la verità dell’uccello.
E per l’uomo? Com’è per l’uomo?
Vive sulla terra. Non sa volare.
Ma ha le ali. Ma ha le ali!
E sono ali non di penne e piume,
Ma di verità, di onore, di fede.
Chi le ha come fedeltà in amore.
Chi come eterna aspirazione.
Chi come onestà nel lavoro.
Chi come generosità e premura.
Chi come canti o speranza.
O come poesia, o come sogni.
L’uomo non sa volare…
Ma ha le ali. Ma ha le ali!
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Il riso
Nella strada – lo sento dalla finestra -
Una donna e il suo riso improvviso.
Forse è triste, questa donna o, forse,
Ha solo voglia di ridere.
Io guardo i fiumi di strade scure
Le teste delle lanterne gioiose,
coperte di piccoli caschetti di latta,
e sopra il davanzale della mia finestra,
dei castagni offrono i loro bianchi fiori...
E io guardo e penso alle mie poesie.
Se sono tristi, che lo siano del tutto!
Perlomeno, che non ridano d'improvviso
Poiché la gente sincera chiude le finestre.
Steppe
Steppe verdi, né albero né campo
Steppe azzurre, né piccioni né nubi.
Un sole rosso,
lingotto ancor che brucia
voga lento in mezzo a loro.
E tu, dietro ad esso
fino a sera, giri a vuoto
non sei stanco? sosta, riverso nell’erba,
e poi ascolta, ascolta
fino a non poterne più
i fiori della steppa che, dolcemente
respirano.
Sei venuta di nuovo, mia triste musa
Sei venuta di nuovo, mia triste musa.
Non temere, sono instancabile.
Come una medusa, fluttua sul mondo l'autunno,
e le foglie umide cadono sul lastricato.
Tu sei venuta con i scaldaletti leggeri,
la mantellina appena gettata sulle spalle.
Oh, sei venuta col maltempo, da lontano,
così sola soletta nella notte!
Dove sei stata, nell'Universo o a Sparta?
A quali secoli hai brillato nella foschia?
E con quale carta inconfessabile
trovi i poeti sulla terra?
A loro detti la sorte, non i versi.
La tua fronte è nobile e luminosa.
Ci sono poeti migliori e più fortunati.
Grazie per aver scelto me.
Lina Kostenko
(Traduzione di Paolo Galvagni)
Fanno paura le parole silenziose
Fanno paura le parole silenziose,
quando a un tratto si sono celate,
quando non sai da dove cominciare,
perché tutte le hanno già usate.
Qualcuno con esse ha pianto e sofferto.
Con esse ha iniziato e finito il cammino.
Miliardi sono gli uomini e le parole,
E tu vuoi dirle, come se fossi il primo!
Tutto è ripetuto: bellezza e mostruosità.
Tutto è già stato: sentieri e viali.
Solo la poesia non si ripete mai,
e tocca le corde delle anime immortali.
Le ali
E’ vero, agli alati il suolo non serve.
Non c’è terra, ci sarà la volta celeste.
Non c’è un campo, ci sarà la libertà.
Non c’è una coppia, ci saranno le nubi.
In questo è la verità dell’uccello.
E per l’uomo? Com’è per l’uomo?
Vive sulla terra. Non sa volare.
Ma ha le ali. Ma ha le ali!
E sono ali non di penne e piume,
Ma di verità, di onore, di fede.
Chi le ha come fedeltà in amore.
Chi come eterna aspirazione.
Chi come onestà nel lavoro.
Chi come generosità e premura.
Chi come canti o speranza.
O come poesia, o come sogni.
L’uomo non sa volare…
Ma ha le ali. Ma ha le ali!
Che sia lieve…
Che sia lieve. Come tratto di penna.
Che sia eterno. Come fulgida memoria.
Questa bianca luce – scorza di betulla,
nei giorni neri debolmente bianca.
Oggi ha già provato a nevicare.
Oggi l’autunno soffocava dal fumo.
Che sia amaro. Come il ricordo di Te.
Che sia lucente, come ricordo stupendo.
Che non si svegli il telefono della tristezza.
Che il dolore non si desti con le lettere.
Che sia lieve. E’ stato solo un sogno,
Che ha sfiorato le memoria con le labbra.
E ha sorriso la primavera: E’ ora!
E ha sorriso la primavera: – E’ ora! –
dietro alla Nera Strada, dietro al Grande Prato –
guardo: tutti i miei avi e proavi –
vanno dietro al tempo, come dietro all’aratro.
Biada dietro biada, biade e ancora biade,
dietro alla Nera Strada, dietro al Grande Prato,
loro sono già nella nebbia – come nebbia –
vanno dietro al tempo, come dietro all'aratro.
Come pesa il passo dell’eternità! –
dietro alla Nera Strada, dietro al Grande Prato.
Così arbitraria, così libera e giovane –
davvero anch’io vado già dietro all’aratro?!
E cosa arerò? Quali biade seminerò?
Dietro alla Nera Strada, dietro al Grande Prato.
Davvero anch’io nella nebbia – sono nebbia –
e vado dietro al tempo, come dietro all’aratro?
* * *
Sento la pioggia…Giunta furtiva scroscia.
Un suono di latta, di liete gocce i passi.
Attimi, attimi, solo attimi e attimi,
e a un tratto guardo, e sono già anni e anni!
Forse anche secoli. Nessuno lo sa più
nelle nebulose dell’anima o del cielo –
nel manto della pioggia, diafana come vetro,
io vado dai vivi e i morti rivedo.
Bacio tutti i boschi. Ringrazio il violinista.
Vi ha sonato bene una volta la mia presenza.
Io sono albero, neve, ogni cosa che amo.
E forse è in questo tutta la mia essenza.
Due donne…
E’ davvero necessario
che la donna sia virile?
Grazie a tutti, grazie
per questa priorità.
In ogni epoca ai poeti
è stata necessaria la Musa.
E alla donna chi è necessario,
se lei stessa è poeta?
Davvero io e lei – due donne –
supereremo la massa
di problemi e controversie
che senza tregua pungono?
Io davanti ai suoi occhi
sono lacerata, muoio.
E lei che farà, poveretta? –
solo torcersi le mani.
E chi ci aiuterà?
Colui che è uno in tre persone?
A chi lancerò un fiore
bello come l’alba?
Io e la Musa – noi due – due donne –
dov’è il nostro cavaliere?!
Proprio la Musa lo suggerirà,
e io lo creerò.
www.magicamente.net/c/148988/5617/-lina-kostenko.html
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