Yaryna Moroz Sarno
IL SIMBOLISMO DEL CERCHIO NELL'ARCHITETTURA PALEOCRISTIANA
L’architettura è il nesso tra l'eternità e la storia che possiede un contenuto simbolico. La forma costruita è simbolo, è una "imago mundi". Il contenuto simbolico dell’architettura fa parte di un sistema che comprende una serie intrecciata di elementi simbolici – mito, rito, dottrina. I significati della forma costruita uniscono tanti aspetti della cultura e del tempo.
Le principali figure architettoniche ridotti ai simbolismi del centro, dell'asse verticale, della croce, della relazione tra cupola e base cubica. Il centro dello spazio architettonico è l'omologo del centro del cielo intorno. Punto di riferimento sulla volta celeste sono il sole e la stella polare. Il centro è il Principio. Il cerchio è simbolo di perfezione e di totalità, si riferisce all’armonia delle sfere. Attraverso i principi pitagorici si esprime l’ordine cosmico. Cerchio, tempo e cielo comunicano attraverso il movimento circolare dal suo punto originale[1].
L'asse verticale dell'edifico è l'asse cosmico, ovvero il segmento che si diparte dal sole stazionario o dalla stella polare. La cupola con la sua base si identifica con la volta celeste e il cubo con la terra. L'unione tra cupola e base rappresenta la fusione tra cielo e terra.
Gli edifici a pianta cruciforme orientati verso i punti cardinali simboleggiano il ciclo quadripartito dell'anno solare [2]. La creazione del mondo ha avuto inizio da un centro[3]. Il punto centrale è l'Assoluto e il Trascendente. Esso è diffuso nello spazio–tempo che è l’irraggiarsi dell'Assoluto.
Le principali figure architettoniche si riassumono nei simbolismi del centro, dell'asse verticale, della croce, della relazione tra cupola e base cubica. Il centro dello spazio architettonico è l'omologo del centro del cielo intorno. Punto di riferimento sulla volta celeste sono il sole e la stella polare.
Nell'ordine delle strutture cosmiche il cerchio simboleggia il cielo. Il movimento circolare che è perfetto, immutabile, senza inizio né fine, né variazione. Del passaggio da un simbolo ad un altro, del legame esistente tra più simboli. Il legame che intercorre tra il centro (o il cerchio), e la croce che conduce al quadrato. Il cerchio e il quadrato si uniscono per costruire un complesso che insieme simboleggia il cosmo, il cielo e la terra, l'universo. Cerchio e quadrato rappresentano ugualmente il tempo e o spazio nella loro correlazione: il continuum spazio-temporale. Per gli uomini del medioevo ogni figura con più di quattro lati era assimilabile a un cerchio [4].
Il Paradiso terrestre è il giardino in cui sta Dio[5]. Al cerchio originale del paradiso terreste corrisponde il quadrato della Gerusalemme celeste, della la terra rinnovata e trasportata nel cielo. Il quadrato del Nuovo Cosmo nel cerchio iridescente della benevolenza divina è lo schema della Gerusalemme degli ultimi tempi. Tra il secolo X e XI si diffuse un’immagine della Gerusalemme celeste di forma circolare.
Per Mirce Eliade “la Gerusalemme celeste è stata creata da Dio insieme al Paradiso, quindi in aeternum. La città di Gerusalemme altro non è che riproduzione”[6]. La Chiesa simbolizza Gerusalemme, il regno degli eletti, la chiesa paradisiaca, il microcosmo e l’anima umana. La Chiesa terrena si sforzerà di imitare la Chiesa celeste, a tal punto che assistiamo a un capovolgimento del simbolo: la Gerusalemme celeste come una meravigliosa città terrena; la Chiesa è l’immagine di questa immagine. “Da un lato la chiesa è concepita a imitazione della Gerusalemme celeste, già dal tempo dell’antichità cristiana; dall’altro riproduce il Paradiso o il mondo celeste”[7]. La rappresentazione arriva a combinarsi con quella del cosmo divino. Le opere dello pseudo-Dionigi si diffondono nel VII e nell’VIII secolo. Sono numerosi i testi che paragonano la Chiesa al cielo. Il patriarca Germano scrive: “La Chiesa è il cielo sulla terra”. La cupola è il cielo, essa domina i martyria, i battisteri, le chiese, immagine della dimora promessa ai santi, ai catecumeni, ai fedeli; essa è immagine di quel cosmo che il Pantocrator governa.
Il contenuto specifico del simbolo del cerchio ha tante vari significati e rappresenta la perfezione, l'unità, l'eternità, la continuità e la completezza. Ha valore del cerchio solare. Si comprende come il simbolo dell’Universo. Nel campo architettonico le cupole a pianta circolare e le volte vengono utilizzati per i palazzi imperiali, per le terme, per i mausolei. Il centro ha significato cosmogonico. Lo spazio definito dalla forma di cerchio è sacro e cosmico. La costruzione degli spazi sacri rende visibile l’Eterno presente, crea lo spazio infinito. Gli astri circumpolari disegnano la sacra figura nel cielo, la prima manifestazione, il Punto primordiale. Il cerchio è un punto esteso, partecipa della sua perfezione. Così punto e cerchio hanno significati simbolici comuni: perfezione, omogeneità, assenza di distinzione o di divisione[8]. Nell'ordine delle strutture cosmiche, il cerchio simboleggia il cielo. Il movimento circolare che è perfetto, immutabile, senza inizio né fine, né variazione.
Secondo Platone la forma rotonda è simbolo di perfezione celeste. Secondo i testi dei filosofi e dei teologi, “il cerchio può simbolizzare la divinità considerata non soltanto nella sua immutabilità ma anche nella sua bontà diffusa come origine, sussistenza e consumazione di tutte le cose; secondo la tradizione cristiana, come l’alfa e l’omega”. Cerchio è simbolo fondamentale (con il centro, la croce e il quadrato). Lo Pseudo Dionigi l’Areopagita è riuscito a descrivere, in termini filosofici e mistici, i rapporti intercorrenti tra l’essere creato “al centro del cerchio”.
Il paradiso dell’Occidente medievale, mondo di città vecchie e nuove, fu concepito perlopiù in forma urbana all’interno di una cinta di mura, sul modello della Gerusalemme celeste. Le città sono tradizionalmente quadrate, simbolo di stabilità, mentre le tende o i campi dei nomadi sono spesso rotondi, simbolo del movimento. L’idea che Gerusalemme, nella sua localizzazione e nella sua struttura urbana, dovesse considerarsi Città Santa nasce e si forma lentamente nella tradizione. Le città, poste al centro del mondo, riflettono l’ordine celeste e ne ricevono le influenze.
Questa idea era incarnata nell'architettura del santuario del Santo Sepolcro, un rotonda costruita da Costantino sul Golgota. In origine era una basilica a cinque navate con la rotonda dell'Anastasis. Un luogo santo di altissima venerazione. L’exemplum gerosolimitano è stato oggetto di profonde trasformazioni durante i secoli.
Il Santo Sepolcro è il centro ideale, ma anche fisico, l’umbilicus mundi[9]. Le imitationes architettoniche del Santo Sepolcro sono legate alla memoria della Passione e della Resurrezione, alla sacralizzazione di spazi urbani. La consacrazione dello spazio è un processo che include moltiplicazione, duplicazione e riproduzione di dedicazioni, di intitolazioni di luoghi ed edifici[10].
Le imitazioni o repliche di modelli reali, cioè modi di strutturazione dello spazio architettonico sacro secondo exemplus /simulacrum sono diffusi specialmente nell'epoca medievale[11]. Il santuario che più ha influenzato arte e architettura era l’Anastasis, il Santo Sepolcro[12]. Tra le molte copie di chiese oggetto di speciale venerazione vi è una categoria: le imitazioni del Santo Sepolcro. Oltre a essere note in grande numero, esse derivano da un prototipo. Queste copie furono eseguite in tutta Europa dal V al XVII secolo.
Dall'influsso del Santo Sepolcro si è creato un gruppo di edifici esemplari nella tipologia sul complesso architettonico del Santo Sepolcro di Gerusalemme, costruito nel IV sec. sul luogo della morte e risurrezione di Cristo. Gli spazi del complesso basilicale di Gerusalemme e gli spazi costruiti in memoria della Passione e Resurrezione di Gesù.
Partendo dal IX secolo si diffuse di costruire templi o edicole in memoria o a imitazione della basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme. In Italia le più antiche chiese del Santo Sepolcro sono: la cattedrale di Acquapendente; la chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme in Barletta; Il Sepolcro della chiesa di Castel Cellesi in Bagnoregio; la chiesa del Santo Sepolcro in Milano; la chiesa del Santo Sepolcro a Pisa; la cappella del Santo Sepolcro in San Candido (Bolzano); l’Oratorio del Santo Sepolcro Borgo Sansepolcro (Arezzo); la Pietà o Sepolcro nella chiesa di Santa Maria del Sepolcro Vicovaro. La più antica imitazione del Santo Sepolcro di Gerusalemme in Europa sembra essere il sacello della Cattedrale di Acquapendente, indirizzata come Domino Deo et Gloriosissimo eius Sepulchro Hierusalem et Acquependentis.
La forma architettonica dell'Anastasis si utilizzava per venerare le importanti reliquie. L'Anastasis fu replicata da Costantino in due mausolei imperiali: per la figlia Costanza a Roma e il personale mausoleo degli Apostoli a Costantinopoli. Nell'architettura sepolcrale del IV secolo a Tipasa (Algeria) vi è un altro mausoleo cristiano.
La costruzione del mausoleo, secondo studi recenti, sarebbe avvenuta in due fasi: una tra tra il 337 ed il 351 - nel periodo di vedovanza di Costanza - e l'altra dopo la sua morte entro il 361.
Le imitazioni architettoniche del complesso del Santo Sepolcro e dei suoi singoli elementi si creavano dalla volontà di duplicare il modello gerosolimitano per la diffusione di elementi e fenomeni comuni all’intera ecumene cristiana[13]. Gli spazi si identificavano come memoriali, che rinnovavano nella propria chiesa la Gerusalemme dell’immaginazione e della tradizione presenti nell'immaginario collettivo. Una distinzione fra imitationes topomimetiche, che nascevano con la finalità di riprodurre gli spazi dove Cristo ha vinto la morte ed erano basate su raffigurazioni, modelli, misurazioni, e imitationes puramenti devozionali[14]. La forma dell'edificio monumentale del Santo Sepolcro è a pianta centrale: una forma rotonda o poligonale della chiesa aveva un significato simbolico.
Basilica Saint-Jacques-le-Majeur (Francia)
Nell'intenzione di imitare la rotonda del Santo Sepolcro i vari edifici sono notevolmente diversi tra loro e ben lontani dal modello. I caratteri essenziali dell'Anastasis: la forma rotonda (mira rotundas), le tre pareti concentriche intorno al vano centrale e al deambulatorio, le dodici colonne mirae magnitudinis), i due gruppi di quattro porte ciascuno.
In Sant'Anastasis c'è evidente rapporto con l'architettura romana, specialmente con la tradizione dei mausolei-santuari come di Augustino e di Adriano (Castel Sant’Angelo)[15] o Pantheon, santuario cosmico, insieme tempio e mausoleo legato sia ad Augustino sia ad Adriano, che significava l’apoteosi della Città del Sole.
La matematica simbolica del Pantheon adrianeo è giocata sul doppio simbolismo del 4 (numero degli elementi e delle stagioni) e del 7 (numero planetario). Otto (ciò 4 x 2) ambienti principali, corrispondenti alle otto direzioni dello spazio e dei venti. La cupola evoca la volta celeste, l’oculo è disco luminoso del sole.
Straordinaria cupola 43, 5 m di diametro. L'oculo centrale corrisponde al Sole, i cassettoni alludono alla Luna (28 come i giorni e il mese lunare). Dallo spettacolo cosmico del Panteon si capisce il primato assoluto del Sole. Le idee pitagoriche sul Sole, la Città del Mondo a immagine della Città del Sole. Roma l’Heliopolis d’Occidente, da Città del Sole (Sol Invictus) a città santa dell’Occidente, altra Hierusalem con la caduta di Gerusalemme. Anche la basilica di S. Pietro nel primo progetto bramantesco conta dodici porte (tre per ogni lato) come la Gerusalemme Celeste.
Nel V secolo inizia l’avvio della costruzione di una città santa: della Roma cristiana, la Nuova Gerusalemme dell’Occidente cristiano. I pontefici impostano un nuovo programma di costruzioni ecclesiali; rinnovano chiese preesistenti o costruiscono nuove chiese urbane: San Vitale, San Lorenzo in Lucina, San Marcello al Corso, Santa Sabina, Santa Bibiana, Santo Stefano Rotondo, San Martino ai Monti. Dalle basiliche lateranense (con suo complesso di edifici, cappelle, aule) e da quella di Santa Croce – entrambe addossate alle mura per volontà di Costantino – fino a Santa Maria Maggiore (passando per Santo Stefano Rotondo, San Pietro in Vincoli, San Martino ai Monti, Santa Bibiana, Sant’Andrea in Catabarbara) è delimitata una grande area urbana in gran parte disabitata, ma presidiata da questi insediamenti sacri. L’importanza di questo progetto papale è sottolineata dal fatto che Santa Maria Maggiore e Santo Stefano Rotondo non sono chiese parrocchiali, ma sono grandi il doppio delle normali chiese parrocchiali e diventano importanti stazioni liturgiche, officiate dal clero lateranense e visitate spesso dal papa. La chiesa di Santo Stefano Rotondo ha diametro circa 21 metri e illuminata da finestre, originalmente in numero di ventidue, situate in alto. Le due chiese hanno in comune alcuni caratteri fondamentali: la pianta circolare con vano centrale e ambulacro, le nicchie – sostituite a Santo Stefano da cappelle - e misura del diametro del vano centrale 21 m. Nell'Anastasis non è traccia dei cortili e dei corridoi periferici che caratterizzano Santo Stefano. Il numero 22 sembra costante in questo edificio: 22 sono le Colonne che separano il corridoio ad anello dall'area centrale, coperta da un alto tamburo (altezza 22 metri) ed erano 22 le finestre. Santo Stefano Rotondo nel cuore di Roma è un edificio singolare. R. Krautheimer collega la chiesa di Santo Stefano Rotondo a molte chiese palestinesi ed in particolare alla chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme[16].
La chiesa di S. Stefano Rotondo è il più antico esempio di chiesa circolare nella città. Esso esce dal quadro consueto dell'architettura ecclesiastica paleocristiana[17]. I culto del protomartire si diffuse a Roma specialmente dopo 415 e ad esso venne dedicata la chiesa. La costruzione fu probabilmente voluta dal papa Leone (400-461), sotto il quale era stata edificata anche un'altra chiesa dedicata a Santo Stefano (sulla via Latina), ricostruita da papa Simplicio (468-483). Una costruzione circolare a tre anelli, di cui l'esterno differisce dagli due interni interi, per la suddivisione in dodici parti, a loro volta suddivisi longitudinalmente in due parti, con quattro portici esterni e quattro portici interni, che perfettamente coincidente con la Nuova Gerusalemme dell'Apocalisse.
L'edificio a pianta circolare, costituita in origine da tre cerchi concentrici: uno spazio centrale (diametro 22 m) era delimitato da un cerchio di 22 colonne architravate, sulle quali poggia un tamburo (alto 22,16 m); tale parte centrale era circondata da due ambulacri più bassi ad anello: quello più interno (diametro 42 m) era delimitato da un secondo cerchio di colonne collegate da archi, oggi inserite in un muro continuo, mentre quello più esterno (diametro 66 m), scomparso, era chiuso da un basso muro. La rotonda presentava una città santa circolare, disposta quarantennalmente, ha oltre la torre centrale altre quattro torri disposte a croce.
Santo Stefano ha somiglianza con il Santo Sepolcro anche nella misura. Santo Stefano ha 12x6 m e Santo Sepolcro 12x2. La base della chiesa ha un diametro di 144 cubiti e che l’altezza al centro è di 144 cubiti, cioè vi si può iscrivere una sfera di 144 cubiti 12 (3 x4) per 12. Sandor Ritz mostra il collegamento tra Santo Stefano con il capitolo 21 dell'Apocalisse [18].
La sconfitta definitiva dell’antica religione romana, dopo il crollo dei vari culti e del politeismo, è simboleggiata nel 609 dalla trasformazione del Pantheon nella chiesa di Santa Maria ad Martyres o Santa Maria della Rotonda, che significava il passaggio dalla città antica alla città cristiana. Nell’VIII secolo per tutti i popoli europei cristianizzati Roma è sempre più la città santa, la città della sede della Chiesa, la città sacra che attira i pellegrini da tutto il mondo cristiano[19].
Tanto in comune coi mausolei romani avevano i battisteri paleocristiani e medievali. Nel pensiero dei primi cristiani i concetti di battesimo e di resurrezione, di morte erano in stretta connessione tra loro. I Battisteri erano di solito ottagonali, la forma architettonica più diffusa in Occidente. La pianta ottagonale, segno dell’infinito e dell’eterno, fu ideata dallo stesso sant’Ambrogio, che voleva la basilica ed il fonte con questa pianta[20] Il numero otto dai molteplici significati simbolici, era il simbolo di Risurrezione dal numero sette (i giorni della creazione, quindi il tempo) più il numero uno, simbolo di Dio. La geometria dell'interno complesso risponde alle regole geometrico-proporzionali della numerologia sacra: pari a 33 cm, costituisce l’unità di misura che viene assunta come riferimento ai numeri della sacre scritture (3, 7, 8, e 12 dal Libro dell’Apocalisse)[21] Agostino afferma che il cerchio è simbolo della virtù. Per Candido di Fulda il cerchio simboleggia la Chiesa, che rappresenta il regno dell’eterna maestà[22].
I primi battisteri del III e del IV secolo non erano rotondi né ottagonali: solo la vasca era circolare talvolta, mentre edifici erano quadrati o rettangolari (il primo battistero Lateranense degli inizi del IV sec. Verso la metà del V secolo i battisteri annessi alle chiese romane erano spesso quadrati e questo tipo rimase in uso fine al VII secolo. Il battistero Lateranense tra il 432 e il 440 con vano centrale delimitato da otto colonne architravate. Nel vano centrale la piscina era circondata da un ambulacro ottagonale, coperto da una volta a botte con lunetta. Il battistero di Santa Maria Maggiore a Nocera del V sec. è costituito da un vano centrale coperto a cupola e da un giro di quindici coppie di colonne.
Insieme al Pantheon, il Santo Sepolcro di Gerusalemme può essere considerato l’archetipo fondamentale per formare la significazione di un filone di cappelle sepolcrali di santi che si richiamano alla tombe di Cristo e all’edifico – simbolo di Roma antica nel designare il mausoleo regale o l’idea di sepoltura. L’idea di Resurrezione veniva suggerita dalla apertura ad oculo (evidentemente dal Pantheon). Il Santo Sepolcro è stato un modello tipologico per fare i mausolei dei santi e dei principi. La basilica vaticana fu costruita come Tempio-Mausoleo.
La fortuna del tipo della rotonda dell’Anastasis come prototipo simbolico avrà sviluppo in epoca rinascimentale e barocca, a volte coniugato con il tipo della cappella palatina a pianta centrale (Santa Sofia, San Vitale, Aquisgrana).
Filippo Brunelleschi, Rotonda di Santa Maria degli Angeli
Filippo Brunelleschi nei primi decenni del XV secolo progettò la Rotonda di Santa Maria degli Angeli, a Firenze. La pianta rinascimentale circolare durante l'epoca barocca era trasformata in base alle esigenze della Controriforma. Sono stati rafforzati l’asse longitudinale delle chiese (la basilica di Santa Maria della Salute a Venezia, dove uno spazio ottagonale è unito ad un presbiterio quadrato). Altri esempi notevoli si hanno inoltre nelle chiese Romane di Sant’Agnese in Agone, di Sant’Ivo alla Sapienza, di Sant’Andrea al Quirinale e la collegiata dell’Assunta di Ariccia. La pianta ellittica tipica nel XVII secolo caratterizza le numerose chiese barocche.
Sant'Andrea al Quirinale, costruita tra il 1658 e il 1670 da Bernini
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Bibliografia:
C. Alzati (a cura di), Ambrosiana Ecclesia: studi su la Chiesa milanese e l’ecumene cristiana fra tarda Anticità e Medioevo, Milano 1993
E. Cattaneo, La religione a Milano nell’età di S. Ambrogio, Milano 1974
V. C. Corbo, Il Santo Sepolcro di Gerusalemme. Aspetti archeologici dalle origini al periodo crociato, Jerusalem 1981
G. de Champeaux, S. Sterchx, I simboli del Medioevo, Milano 1984
A. Elberti, L. Vldarnini, Arte e architettura sacra in Occidente. Storia e fondamenti, Milano 2015
M. Eliade, Il sacro e il profano, Milano 1984
M. Fagiolo, Città e mausolei: i santuari dell’uomo divinizzato in La Città e il sacro, Milano 1994, pp. 453-492
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R. Krautheimer, Santo Stefano Rotondo a Roma e la chiesa Sepolcro a Gerusalemme, Riv. AC, 12, 1935 pp. 51—102
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F. Ohly, Geometria e memoria. Lettera e allegoria nel Medioevo, Bologna 1984
S. Ritz, La nuova Gerusalemme dell’Apocalisse e S. Stefano Rotondo, « L’Urbe», 30 (1967).
R. Salvarani, La fortuna del Santo Sepolcro nel medioevo. Spazio, liturgia, architettura, Milano 2008
M. Sanfilippo, Il ‘sacro’ e le “tre città” di Roma in La città e il sacro, Milano 1994, p. 165-202.
A. Snodgrass, Architettura, Tempo, Eternità, Bologna 2004
F. Tolotti, Il Santo Sepolcro. Gerusalmme e coeve basiliche di Roma in Mitteilungen des Deutschen Archaologishen Istitut, Roma 93, 1986 p. 471-512.
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[1] F. Ohly, Geometria e memoria. Lettera e allegoria nel Medioevo, Bologna 1984
[2] G. de Champeaux, S. Sterchx, I simboli del Medioevo, Milano 1984, p. 28.
[3] Ibid.
[4] R. Krautheimer, Architettura sacra paleocristiana e medievale, Torino 1993, p. 105
[5] Ibid., p. 97.
[6] M. Eliade, Il sacro e il profano, Milano 1984, p. 43
[7] Ibid, p. 44.
[8] A. Snodgrass, Architettura, Tempo, Eternità, Bologna 2004, p. 28
[9] C. Alzati (a cura di), Ambrosiana Ecclesia: studi su la Chiesa milanese e l’ecumene cristiana fra tarda Antichità e Medioevo, Milano 1993, p. 17-21
[10] R. Salvarani, La fortuna del Santo Sepolcro nel medioevo. Spazio, liturgia, architettura. Milano 2008, p. 48
[11] R. Krautheimer, Architettura sacra paleocristiana e medievale, Torino 1993, p. 101
[12] F. Tolotti, Il Santo Sepolcro. Gerusalmme e coeve basiliche di Roma in Mitteilungen des Deutschen Archaologishen Istitut, Roma 93, 1986 p. 471-512. V. C. Corbo, Il Santo Sepolcro di Gerusalemme. Aspetti archeologici dalle origini al periodo crociato, Jerusalem 1981
[13] R. Salvarani, La fortuna del Santo Sepolcro nel medioevo. Spazio, liturgia, architettura, Milano 2008, p. 24
[14] Ibid., p. 24
[15] M. Fagiolo, Città e mausolei: i santuari dell’uomo divinizzato in La Città e il sacro, Milano 1994, pp. 453-492
[16] R. Krautheimer, Santo Stefano Rotondo a Roma e la chiesa Sepolcro a Gerusalemme Riv AC 12 1935 pp. 51—102
[17] R. Krautheimer, Success and Failure in Late Antique Church Planning in Age of Spirituality: A Symposium Ed by K. Weitzmann, Princeton 1980, p. 122 -125.
[18] S. Ritz, La nuova Gerusalemme dell’Apocalisse e S. Stefano Rotondo, « L’Urbe», 30 (1967).
[19] M. Sanfilippo, Il ‘sacro’ e le “tre città” di Roma in La città e il sacro, Milano 1994, p. 179
[20] E. Cattaneo, La religione a Milano nell’età di S. Ambrogio, Milano 1974, p. 130-135
[21] A. Elberti, L. Vldarnini, Arte e architettura sacra in Occidente. Storia e fondamenti, 2015, p. 65
[22] R. Krautheimer, Architettura sacra paleocristiana e medievale, Torino 1993 p. 108-109
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Fonte : scritti e appunti della dott.ssa Yaryna Moroz Sarno, e-mail: yarynamorozsarno@gmail.com .
Sito web: https://yarynamorozsarno.blogspot.com
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