lunedì 2 marzo 2020

Le radici ucraine dell'arte di KAZYMYR MALEVYCH, di Yaryna Moroz Sarno



Le radici ucraine dell'arte di 
KAZYMYR MALEVYCH
di Yaryna Moroz Sarno
 

(23 febbraio 1879, Kyiv - 15 maggio 1935)

     
Kazymyr Malevych, il fondatore del movimento artistico Suprematismo, il primo pittore a dipingere un quadro totalmente astratto (il famoso “Quadrato nero su fondo bianco” (1913), l'esponente dell’avanguardia europea, nacque a Kyiv il 23 febbraio del 1879 da una antica nobile famiglia, le cui radici risalgano al XV – XVI secolo.


Lo stemma della famiglia Malevych
                                          
Il palazzo della sua nascita (Kyiv)
    
Suo padre Severyn Malevych era direttore dello zuccherificio di un celebre industriale e mecenate ucraino Mykola Tereschenko. La madre ucraina, (originaria Galynowska) (1858-1942) era dalla regione di Poltava ed era lei a sostenerlo moralmente nella sua scelta di diventare artista.
  
   La madre Ludovica A. Malevych (Galynowska) 

Fino a diciassette anni viveva con i suoi genitori principalmente nelle piccole città e villaggi d'Ucraina, dove c'erano zuccherifici. Per motivi di lavoro il padre, spostandosi spesso alle diverse fabbriche di zucchero, andava con la sua famiglia a Yampil (Podillya), dove Kazymyr ha vissuto fino dodici anni, nella regione di Chernihiv (Volchok e Konotop - 1893-1895) e nella regione di Kharkiv (Parkhomivka e Belopillia - dal 1900). Vivendo tra i contadini e nelle campagne, Kazymyr Malevych da piccolo conosceva bene la spiritualità, la tradizione e l’arte ucraina folk. Le sue prime impressioni artistiche arrivavano dall'arte flok ucraina, dai colorati abiti contadini con i raffinati motivi geometrici, da cui Malevych prese la semplicità e la chiarezza geometrica, i colori. Nel Konotop (la regione di Chernigiv) e dopo nella Parkhomivka (Kharkiv), dove l'artista visse dai dodici ai quindici anni, vide la tradizione folk delle stufe dipinte e le osservò spesso dipingere. Come ricorderà dopo nella sua autobiografia: “Nella campagna, come ho già detto, si occupavano dell’arte ... facevano delle cose che mi piacevano moltissimo. In esse c’era appunto tutto il segreto delle mie simpatie per i contadini. Con grande emozione li guardavo dipingere i muri e li aiutavo a coprire d’argilla i pavimenti ... e decorare la stufa. I contadini raffiguravano magnificamente i galli, le cavallette e i fiori ..." Allora, i suoi primi esercizi artistici erano i dipinti sulle stufe nella casa contadina (la tradizione popolare ucraina che era molto diffusa). Nella piccola città di Bilopillia (la regione di Kharkiv), Kazymyr incontrò per la prima volta gli artisti che dipingevano le chiese.

La famiglia Malevych   

Kazymyr Malevych sempre sottolineava che la sua visione del mondo e dell'arte è stata formata in Ucraina. Nell'autobiografia Malevych scritta in lingua ucraina raccontava sui stretti legami spirituali con la tradizione popolare ucraina, sui momenti più belli della sua infanzia che visse in Ucraina: "Adoravo sempre la luna. Quando tutti andavano a letto, aprivo sempre la tenda e guardavo la luna ... Alla mia finestra arrivarono i suoni delle canzoni di ragazze e ragazzi, ascoltavo con grande piacere, guardando il cielo ucraino, dove le stelle bruciavano come candele. E il cielo ucraino è scuro-scuro, come a nessun altra parte". Infatti, il suo primo quadro fu chiamato in modo molto logico per un pittore ucraino "Notte con la luna".
 Il padre non condivideva il suo amore per l'arte e non comprava le matite e vernici per lui, perciò Kazymyr stesso poi inventava i coloranti. Ed è stata la madre a regalargli un quaderno per gli schizzi e una serie di colori. Una volta la madre lasciò Konotop e con il quindicenne Kazymyr venne a Kyiv e portò suo figlio in un negozio d'arte. Da lì il giovane uscì con un quaderno di schizzi e una serie completa di colori. "Ammiravo tutta la strada queste tinte. Loro piacevolmente imbarazzavano il mio sistema nervoso, tutta la mia natura". E' stato un momento decisivo per la sua vita. La madre ricordava: “disegnava sempre qualcosa... Quando non c'era carta, poteva iniziare a disegnare i suoi quadri direttamente sul muro sbiancato”.

Uno tra i primi quadri, c.d. Gioconda di Konotop 

   Sull'influsso che aveva Kyiv su di lui Malevych scrisse nell'autobiografia: "Rimasi meravigliato da Kyiv: le case sono fatte di mattoni colorati, colline, Dnipro, orizzonte distante, piroscafi. Tutta la sua vita mi influenzava sempre di più. I contadini navigarono attraverso il Dnipro in barca, portando burro, panna acida, riempiendo le rive e le strade di Kyiv, dandogli un sapore speciale".
      Proprio a Kyiv, Kazymyr vide la pittura professionale per la prima volta, dove il suo padre lo portò alla fiera annuale. Nella vetrina del negozio il ragazzo “vide una tela che aveva l'immagine deliziosamente imbrattata di una ragazza seduta su una panchina e che raccoglieva patate, patate e bucce erano incredibilmente vivi e ha anche reso un ricordo indimenticabile per me, come nella natura". Da ragazzo, prova a disegnare e dipingere, accompagnando suo padre a Kyiv: "Avevo dodici anni. Ero già un maestro, perché stavo preparando le pitture ad acquerello e facendo i pennelli da solo.” E ancora: "Kyiv diventò a poco a poco il nuovo ambiente che influenzò la mia psiche e mi rivelò la nuova realtà dell'arte". Ed aggiunge: "Allora non capivo nulla, non ragionavo sui problemi dell'arte di Kyiv e dell'arte della campagna, ma dal punto di vista puramente emotivo le percepivo tutte e due allo stesso modo: un piacevole senso di eccitazione e un grande desiderio di dipingere quegli stessi quadri.... Anno dopo anno mi rafforzavo in questa attività e provavo una forte attrazione nei confronti di Kyiv. Kyiv destò in me perenne e singolare impressione".


 

       Malevych studiò nella scuola d’Arte di M. Murashko (1844-1908) con un noto pittore di quella epoca Mykola Pymonenko (1862-1912). Dopo tanti anni ricordava con gratitudine il suo maestro: “I suoi quadri produssero su di me una grande impressione... Rimasi scosso da tutto quello che vidi nel suo studio. Una quantità di cavalletti, sui quali c’erano i quadri che raffiguravano la vita dell’Ucraina.Espongo i miei lavori, bozzetti presi dal vero. M'iscrivo alla Scuola d'arte a Kyiv”.   


 Il bosco primaverile vicino Kyiv, gli anni 1900'

Il paiesaggio, 1903


   La chiesa, ca 1905

Il paiesaggio con la casa gialla, 1906 




La preghiera, 1906-07


L'Ascensione (Trionfo del cielo), 1907


 
L'Autoritratto, ca 1907


   In seguito il suo stile si modificò intorno al 1911 in una tecnica intermedia fra il Cubismo ed il Futurismo, riprendendo dal primo la frammentazione della forma e dal secondo la moltiplicazione dell’immagine, molto più vicino a Fernand Léger che a Georges Braque o Pablo Picasso.
  Nel 1912 Kandinsky invitò Malevych alla seconda mostra del "Blaue Reiter" dove presentò le sue opere del nuove stile: le figure dei contadini, costruite con masse geometriche dai colori evocanti l’espressionismo tedesco. Prende parte alle mostre di "Der blaue Reiter" ed espone le sue opere neo-primitiviste chiamate "Realismo transrazionale" e "Realismo cubo-futurista" all'ultima mostra della "Unione della gioventù" a Monaco. Nel primo numero della rivista “Unione della Gioventù” (nell’aprile 1912) viene annunciata la traduzione del libro di Wilhelm Worringer, “Astrazione e empatia” (Abstraktion und Einfühlung) (1908), che nel 1907 uscì come tesi di laurea, che ha concepito l'astrazione come punto d’arrivo e aveva grande influsso sul pensiero dell’epoca.
   Nel non publicato manifesto dell’Unione il 23 ed il 24 marzo 1913 si sottolineava “la necessità per il pittore di esprimersi soltanto attraverso il linguaggio proprio della pittura...”. Espone più di venti opere neoprimivitiste alla mostra di "Coda d'asino", tenuta da Michail Larionov a Mosca dove incontra il pittore e compositore Michail Matjushin (1861-1934).




       Dopo aver superato l’influsso delle avanguardie occidentali, in particolar modo F. Léger, iniziò un’altra direzione dell’arte. Dal periodo cubo-futurista (1911), in cui il quadro risultava dalla combinazione di moduli formali geometrici, nel 1913 giunse al Suprematismo che avrà grande influsso sull’arte mondiale. Basato sulla supremazia della pura sensibilità e liberazione dell’arte dal mondo oggettivo. Sviluppò il discorso pittorico verso l’astrazione assoluta perseguendo la suprema sensibilità pura nell'arte. Alla ricerca di una nuova immagine del mondo il Suprematismo diventa lo strumento più adatto per "il rinnovamento della vita”. Sviluppò il discorso pittorico verso l’astrazione assoluta, teorizzando dapprima sul manifesto nel 1915 (scritto da Malevych in collaborazione con il poeta Majakovskiy), poi nel suo saggio del 1920 “Il Suprematismo ovvero il mondo della non rappresentazione”: “Col nostro nuovo sistema e col programma superiamo le arti rivoluzionarie del cubismo, del futurismo e del suprematismo perché queste racchiudono l’avanzata degli avvenimenti verso l’unico segno creativo. Il cubismo e il futurismo hanno distrutto il vecchio mondo delle cose e noi siamo giunti al non-oggettivo, cioè alla spogliamento completo del passato per sfociare nel mondo suprematista, utilitaristico e dinamicamente spirituale”.


La composizione suprematista


 
  

       Intorno al maestro si raggrupparono i giovani artisti El Lissitzky, Davyd Burliuk, Aleksandra Ekster, Larionov, Gontcharova, Rodzenko, Ivan Punin, Yuriy Anninko, Pavel Mansurov, i fratelli Pevsner. Fondò nel 1915 la società "Supremus", con Olga Rozanova, Ljubov Popova, Aleksandra Ekster, Ivan Kljun e Vera Pestel, e pubblica una rivista con lo stesso nome. Il gruppo "Supremus" in seguito appartenevano Lazar Lissitzky, Aleksandra Ekster, Ivan Kljiun, Ivan Punin, Nadezhda Udaltsova, Nina Genke-Meller, Liubov Popova, Ksenia Boguslavskaya, Vera Pestel, Olga Rozanova ed gli altri. Durante le riunioni molto frequenti discutevano sulla filosofia del suprematismo, credendo nell'approccio spirituale dell'arte suprematista e nella sua missione di migliorare la società.
        Per Malevytch l'arte era il mezzo della profonda trasformazione e della ricerca. Il suo interesse non si rivolge più esclusivamente alla pittura, ma anche verso l’architettura e le arti applicate. Interessante, che gli artigiani del villaggio Verbivka (la regione di Kyiv) sugli schizzi di Malevych hanno realizzato ricami su sciarpe, i cuscini e tovaglie e li hanno venduti a Kyiv, Mosca e Berlino come glinesemplari dell'artigianato popolare. Nel catalogo della mostra dell'arte decorativa per il 1915 sotto titolo "Suprematisti all'artigiano contadino" si afferma che Malevych fece due schizzi per le sciarpe e per un cuscino.
       Nel 1920 si dedicò alla creazione del gruppo degli Affermatori dell'Arte Nuovo (UNOVIS), che appartenevano L. Lisitsky, L. Hidekel, I. Chashnik e N. Kogan, e iniziò anche esperimenti nel campo dell'architettura. Nello stesso 1920 Malevych completò la sua opera principale della teoria dell'arte "Il suprematismo. Il mondo come insensatezza o pace eterna" e punbbicò il suo opuscolo “Dio non è stato detronizzato. Arte, chiesa, fabbrica ".
      Malevych rimaneva nel contatto stretto con la patria, lo interessava la vita in Ucraina. Egli aveva i rapporti amichevoli con i suoi compatrioti, per esempio con Alexander Archypenko. Nella lettera a Matjushin informava sul sostegno morale che aveva dallo scultore geniale ucraino Archypenko: “Ho ricevuto una lettera da Arkhypenko da Parigi, mi scrive che ho un successo tra gli artisti francesi. Ed anche lui piace tanto".




       Essendo perseguitato come nemico del realismo sovietico, nel 1927 si trasferì a Kyiv. Con l'aiuto di Mykola Skrypnyk, il rettore dell'Istituto d'arte di Kyiv I.Vrona, i professori dello stesso istituto Lev Kramarenko e Andriy Taran, i redattori della rivista "La Nuova Generazione" e dell'almanacco "L'avanguardia" Mykhaylo Semenko e Geo Shkurupi, direttore della Kiev Art Gallery F. Kumpan, critico d'arte S. Yefimovich sono stati create le condizioni per la creatività di Malevych. Dopo le persecuzioni in Russia, Kyiv fu una boccata dell'aria fresca per Malevych. Qui egli ricevette il sostegno dagli artisti di Kyiv e iniziò uno studio sperimentale, dove, come diceva, "guariva gli studenti dal realismo e dalla paura del colore".



Malevych con gli studenti 

 




        Dal 1927/8 fino al 1930 insegna all'Istituto dell'arte di Kyiv che a quel tempo ottenne la fama del "Bauhaus ucraino", perchè tra i suoi professori c'erano Alexander Bogomazov, Viktor Palmov, Lev Kramarenko e altre stelle della pittura come Mykhailo Boychuk, Fedir Krychevsky, Vadym Meller, Vasyl Kasiyan. Malevych aveva l'intenzione di collaborare con Olexander Archypenko.


Lo schizzo della sala delle conferenze dell'Accademia delle scienze ucraine di Kyiv.
(Sul retro - tre composizioni suprematiste). Carta, pastello, tempera, matita di grafite. 1930.




       K. Malevych aveva lì il suo laboratorio dove insieme ai colleghi e agli studenti esplorava il processo artistico nell'arte dell'inizio del XX secolo, publicando i suoi articoli sulle innovazioni nell'arte nelle riviste "La Nuova Generazione" (Kharkiv) e l'almanac "Avangardia" (Kyiv), che hanno riservato lo spazio considerevole alle sue dichiarazioni artistiche e padagogiche: ad esempio, la sua teoria del colore era esposta sotto il titolo "Un tentativo di determinare l'interdipendenza del colore e della forma nella pittura" ("La Nuova Generazione", Kharkiv, 1930, n. 6-7, 8-9). Nell'articolo "L'Architettura, la pittura e la scultura sul cavalletto" ("Avangardia", Kyiv, 1930, № 18) era presentata la sua visione dell'arte. La sua ultima mostra personale anche si è svolta a Kyiv nel 1930.
       Ma l'inizio delle repressioni contro l'intellighenzia ucraina costrinse Malevich a tornare di nuovo a Leningrado. Nello stesso l'anno (nel 1930), Malevych fu torturato nell'OGPU di Leningrado per costringerlo a confermare d'essere una spia tedesca; a causa di questo si sviluppò successivamente una grave malattia.




         Malevych era l'unico pittore che esprime il dolore dello sterminio di massa dei contadini ucraini nella tragedia dell'Holodomor nei suoi quadri. "Malevych, senza dubbio, è stato unico tra gli artisti che mostrò la tragica situazione dei contadini durante la collettivizzazione forzata", scrisse al riguardo il maggior esperta dell'attività artistica e biografo di Malevych Jean-Claude Marcade. Nelle figure scematiche senza volto, nei sulueti dei contadini espresi con il linguaggio pittorico molto forte nella sua simplicità e laconismo si evidenzia la sofferenza del popolo.  




Il presentimento complicato 

 


Donna con un rastrello, 1931




L'uomo con cavallo, 1932













Il contadino, 1932




Le case bianche

La casa rossa





L'uomo che corre, 1933



       Aveva una grande nostalgia, sempre ricordava l'Ucraina, sperando di ritornare a Kyiv (e scriveva sulla sua decisione nelle sue lettere in lingua ucraina). Nelle sue lettere agli amici Malevich ricordava Kyiv, la sua vita lì, i suoi amici, come dipingeva con loro i paesaggi di Kyiv. In una sua lettera scrisse: “... Io sono sempre di più attratto da Kyiv, che rimase unica nella mia memoria: le case costruite di mattoni colorati, il terreno collinare, Dnipro, gli orizzonti lontani, piroscafi. La sua vita mi influenza sempre di più. I contadini navigavano, attraversando il Dnipro in barca, portando burro, latte, panna acida, riempiendo le rive e le strade di Kyiv, davano alla città un sapore speciale".

 
  Il paiesaggio d'intorni di Kyiv, 1930 ca

     Nei ricordi della sua gioventù scriveva: “Era uno studente della classe di paesaggio dell'Accademia delle Arti di San Pietroburgo. Giorno dopo giorno andavamo con lui a fare schizzi in estate, primavera e inverno, trenta verste al giorno. Lungo tutta la strada discutevamo e smettevamo la nostra disputa soltano quando ci sedevamo a dipingere... Ricordavamo l'Ucraina. Entrambi eravamo ucraini" .
 
La lettera scritta in ucraino


       La sorella minore di Kazymyr Malevych Victoria, che viveva a Vyshgorod vicino a Kyiv, testimoniava che egli scriveva sempre nei questionari "ucraino" e conosceva molto bene la lingua ucraina. Suo nipote, il figlio di Victoria, ricordava anche che lo zio Kazymyr insieme a suo padre cantavano di sera le canzoni ucraine (e l'inno ucraino "Non è morta l'Ucraina, né la sua gloria, né la volontà "). La canzone preferita di Kasimir Malevych, secondo il suo racconto, era "Il vento soffia nel campo, la foresta ruggente si sta spezzando".




 
Malevych già malato nel letto con la moglie Natalia Manchenko.


Dopo la malattia che durava circa due anni Kazymyr Malevych morì il 15 maggio 1935.






Note bibliografiche:

K. MALEVITCH, "Manifesto del Suprematismo", in Le avanguardie artistiche del 900, Milano 1966.
K. MALEVITCH, "Il Suprematismo come modello di non rappresentazione, (1920)", in Antologia critica. Razionalità e fantasia dell’arte astratta. (a cura di F. Russoli), Milano 1967.
K. S. MALEVIC, Scritti (a cura di Andrei B. Nakov), Milano 1977.



Il francobollo ucraino stampato in onore dell'anniversario di Kazymyr Malevych



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Vedi anche l'articolo scritto nel 2014 (aggiornato):
https://yarynamorozsarno.blogspot.com/2019/02/malevitch-il-suprematismo-e-il-quadrato.html

https://www.youtube.com/watch?v=xdL17kRCM4E
http://uartlib.org/exclusive/malevich-ta-ukrayina/
https://uain.press/blogs/olga-smolnytska-chornyj-kvadrat-malevycha-ukrayinske-korinnya-841146
https://iskusstvo-info.ru/kazimir-malevich-i-vizantijskaya-liturgicheskaya-traditsiya/
https://plomin.club/malevich-and-ukraine/
https://galinfo.com.ua/news/den_v_istorii__80_rokiv_tomu_pomer_kazymyr_malevych_315988.html
http://uartlib.org/kazimir-malevich-ukrayina/
http://incognita.day.kyiv.ua/kazimir-malevich.html
http://memorua.org/?p=1073
https://www.istpravda.com.ua/digest/2012/02/24/74363/